Quando entro in laboratorio con i miei studenti, la domanda arriva puntuale: “Perché hai scelto il gres e non la terraglia?”.
Non è una curiosità banale: dietro a quella domanda si nasconde un intero universo fatto di chimica, storia, estetica e cultura materiale. Ogni scelta in ceramica è una scelta che racconta un mondo: il mondo dei forni, dei minerali, dei colori, ma anche delle abitudini quotidiane, delle tradizioni e del modo in cui le società si sono sviluppate attorno a un materiale.
Per me, parlare di terraglia e gres significa raccontare due anime della stessa sostanza: l’argilla.
Hanno la stessa origine, ma reagiscono al fuoco in modi diversi, assumono caratteri opposti e trovano applicazioni differenti. Capire queste differenze aiuta anche a comprendere la scelta del gres come materiale ideale per la stoviglieria di Erra Ceramica.
Che cos’è la terraglia, che cos’è il gres
La terraglia è un materiale ceramico a bassa temperatura. Si cuoce tra i 980 e i 1100 °C, senza raggiungere mai la completa vetrificazione. Questo la rende porosa: può assorbire dal 10 al 15% del suo peso in acqua.
Per renderla impermeabile è necessario rivestirla con smalti a bassa temperatura, che però restano delicati e meno stabili nel tempo.
Dopo la cottura si presenta chiara, bianca o leggermente rosata, ed è leggera da maneggiare.
Il gres, invece, richiede forni che raggiungano i 1200–1300 °C. A queste temperature avviene la vetrificazione completa: i cristalli di quarzo e feldspato fondono, chiudendo i pori e rendendo il corpo ceramico impermeabile (assorbimento d’acqua < 2%, spesso vicino allo 0,5%). Il risultato è un materiale compatto, duro, con una resistenza meccanica a flessione che arriva ai 40–60 MPa (contro i 15–25 MPa della terraglia).
La differenza fondamentale è tutta qui: la terraglia resta un corpo tenero e poroso, il gres diventa quasi una pietra artificiale.
Una storia di terraglia
La terraglia ha radici antichissime. Già gli etruschi cuocevano argille porose rivestite con engobi e ossidi metallici. Ma la vera rivoluzione della terraglia in Italia arriva con la smaltatura stannifera. Introdotta nel Mediterraneo dagli artigiani islamici tra IX e X secolo, si diffonde prima in Spagna e poi approda in Italia attraverso Maiorca, da cui il nome “maiolica”.
Questa tecnica consisteva nell’aggiungere ossido di stagno allo smalto piombico. Lo stagno agiva da opacizzante, trasformando lo smalto da trasparente a bianco latteo. Per la prima volta le superfici porose e rossastre della terraglia potevano essere rivestite da un fondo bianco luminoso, ideale per ricevere decorazioni vivaci a base di ossidi metallici.
È grazie a questa invenzione che i ceramisti italiani crearono i capolavori di Faenza, Deruta, Montelupo e Vietri: stoviglie e piatti istoriati portano sulle tavole un’arte accessibile ma raffinata. In un certo senso, la smaltatura stannifera rese la terraglia competitiva con la porcellana cinese, che fino ad allora aveva affascinato le corti europee con la sua superficie naturalmente bianca e compatta.
La terraglia diventa il materiale delle corti rinascimentali, delle mense borghesi, dei decori che raccontano storie sacre e profane. Era il materiale perfetto per l’Italia: non richiedeva forni troppo spinti, e restituiva superfici bianche su cui gli smalti colorati potevano risaltare con vivacità.
Ancora oggi la terraglia trova un ruolo in applicazioni dove la porosità è un vantaggio. Pensiamo ai grandi vasi in cotto toscano, usati nei giardini medicei per ospitare piante e alberi monumentali. La capacità del materiale di “respirare”, lasciando traspirare il terreno, li rende ideali per l’uso esterno. Nonostante il gelo possa causare microfratture, la massa spessa e la tradizione costruttiva li rendono estremamente longevi: ci sono vasi secolari che ancora resistono nei giardini storici.
Una storia di gres
Il gres invece racconta un’altra storia. Nasce in Cina, dove già in epoca Tang (VII–X secolo) le fornaci raggiungevano temperature altissime. Lì si sviluppano i celebri smalti celadon, con i loro verdi traslucidi, e le ceramiche Song, essenziali e raffinatissime. L’invenzione della cottura ad alta temperatura cambia tutto: i manufatti non hanno più bisogno di smalti protettivi per essere funzionali, diventano impermeabili per natura. Se volete vedere alcuni esemplari vi consiglio di visitare il Museo Internazionale delle Ceramiche a Faenza dove sono esposti degli esemplari bellissimi.
Dal mondo cinese e giapponese il gres passa in Europa settentrionale. In Germania, dal XVI secolo, nascono i robusti boccali da birra in gres salato: la superficie veniva irrorata con cloruro di sodio durante la cottura, creando un rivestimento vetroso naturale. Ancora oggi quei manufatti sono riconoscibili per la loro durezza e l’impermeabilità.Brocca medievale in gres smaltato al sale. Tornitura al tornio. Probabilmente primi anni di Siegburg. c.1375-1450. Courtesly Paul Bohanna Antiques.
In Italia, invece, il gres rimase a lungo estraneo. La nostra cultura privilegiava la ricchezza cromatica delle maioliche, mentre il gres appariva più sobrio, quasi austero. Solo nel Novecento, con l’industrializzazione e la nascita del gres porcellanato per l’edilizia, il termine ha cominciato a entrare nell’uso comune. Ma ancora oggi, quando frequento laboratori in Belgio, Olanda o Danimarca, noto quanto il gres (stoneware) sia considerato la scelta naturale per stoviglie robuste e quotidiane.
Le differenze di cottura e i loro effetti
Il fuoco è il vero giudice.
-
La terraglia, cotta a bassa temperatura, rimane fragile e porosa. Richiede smalti che si fondano attorno ai 1000 °C, più brillanti nei colori ma meno resistenti all’usura e ai graffi.
-
Il gres, cotto sopra i 1200 °C, diventa compatto e resistente. Gli smalti ad alta temperatura maturano in modo più stabile, creando superfici sicure per l’uso alimentare e durature nel tempo.
Dal punto di vista tecnico:
-
Assorbimento d’acqua: terraglia 10–15%, gres <2%.
-
Resistenza meccanica: terraglia 15–25 MPa, gres 40–60 MPa.
-
Resistenza al gelo: scarsa per la terraglia, ottima per il gres.
-
Dilatazione termica: più irregolare nella terraglia, più stabile nel gres (ideale per forni e fiamma diretta).
Quando scegliere l’una e quando l’altro
Non si tratta di decretare un vincitore: terraglia e gres rispondono a esigenze diverse.
Terraglia
- Perfetta per oggetti decorativi e maioliche artistiche.
- Ideale per applicazioni in cui la porosità è un pregio, come i vasi da giardino o le fioriere.
- Richiede meno energia di cottura, quindi è più economica da produrre.
- Offre smalti vivaci e colori brillanti, difficilmente replicabili ad alta temperatura.
Gres
- La scelta per stoviglie destinate a un uso quotidiano intenso.
- Resiste agli urti, agli sbalzi termici, al lavaggio in lavastoviglie.
- È sicuro per il contatto alimentare, anche senza smalto.
- Offre superfici e texture incredibilmente varie, dal satinato morbido al lucido vetroso.
- Richiede forni più potenti e maggior consumo energetico, ma il risultato è ineguagliabile in termini di durata.
Perché ho scelto il gres per Erra Ceramica
La risposta alla domanda “Perché il gres?” non è mai solo tecnica. Certo, c’è la questione della sicurezza, della resistenza, della varietà cromatica. Ma c’è anche qualcosa di più personale: con il gres sento di lavorare con un materiale che non ha bisogno di essere “protetto”, nasce già temprato dal fuoco.
Volevo creare stoviglie capaci di attraversare il tempo: non solo belle, ma affidabili.
Chi porta a tavola una mia tazza o un mio piatto deve poter percepire quella solidità silenziosa, quella compattezza che rassicura.
So che la terraglia appartiene alla nostra tradizione, e continuerà ad avere il suo spazio. Ma per me oggi il gres rappresenta la sintesi migliore tra tecnica e poesia: la materia che si compie nel fuoco e diventa compagna quotidiana.
D’altronde, non è un caso se in Germania ancora oggi si trovano boccali in gres del Cinquecento che hanno retto secoli di brindisi.
Alla salute!
Fonti e approfondimenti
Rhodes, D. Clay and Glazes for the Potter. Chilton Book Company.
Hamer, F. & Hamer, J. The Potter’s Dictionary of Materials and Techniques. Bloomsbury.
Cardew, M. Pioneer Pottery. Longman.
ASTM Standards on Ceramic Whitewares (dati su resistenze meccaniche e assorbimenti).
Digitalfire Ceramic Materials Database.